Mostra Colors
Il ciclo di mostre d’arte contemporanea cominciato lo scorso autunno, curato dallo studio Morri Rossetti, prosegue anche per tutto il 2017.
Come retaggio diretto delle mostre precedenti in collaborazione con Silvia Fabbri, classicista ed esperta di arte contemporanea scomparsa di recente, il ciclo Colors, curato e ideato ora dalla figlia, Dafne Riva, vuole essere un omaggio alla vitalità del colore, al piacere dell’arte come istinto della forma pura, un inno alla libertà della visione e dell’emozione per tornare a una fruizione dell’arte fluida, libera, istintiva attraverso la visione di artisti contemporanei italiani e stranieri.
Dopo la mostra dedicata al tema dell’analisi di “Forme e Materiali”, con i lavori di Florencia Martinez (Argentina), Angela Trapani (Italia) e Hannu Palosuo (Finlandia), per quest’anno Colors #2 apre la stagione con ”Inconscio e Memoria”.
La memoria cui si fa riferimento è più che mai frastagliata, incerta, a tratti impalpabile, ed è parte integrante del nostro stesso processo identitario; una memoria culturale e collettiva in forma di immagini e icone rimaste impresse nella nostra retina e presenti nell’immaginario diffuso del nosrto bagaglio culturale.
Gli artisti coinvolti in questa mostra di apertura del nuovo anno sono Andrea Zucchi, il cui lavoro guarda alla fotografia ottocentesca rivisitata in chiave pop con toni acidi e fortemente spaesanti; lo spagnolo Felipe Cardeña, che fa svettare da un fondo psichedelico e floreale icone provenienti dalla classicità, dalla pittura rinascimentale o dall’immaginario mistico orientale e Dany Vescovi, il cui lavoro è incentrato invece su una ridefinizione di immagini primordiali tratte dal mondo naturale: fiori, foglie, elementi biologici che si trasformano a tratti in pura forma, pattern astratto, raffinata decoratività che rimanda alle libere associazioni della nostra memoria più profonda.
Il tema dell’inconscio e della memoria viene così declinato in forme diverse: se in Andrea Zucchi è l’Ottocento, il secolo della “prima modernità”, dell’accelerazione tecnica e meccanica e della scoperta dell’inconscio, il luogo identitario verso cui guardare con sguardo contemporaneo, in Felipe Cardeña il tema della memoria è declinato invece attraverso il gioco di rimandi simbolici e visivi che spaziano dal mito dell’Oriente, simbolo di un “altrove interiore”, all’iconografia classica e rinascimentale, per arrivare fino al mito greco ed egizio, visti come icone della nostra memoria culturale inconscia più profonda.
Il lavoro di Dany Vescovi chiude idealmente la mostra, con i suoi giardini e le sue distese di fiori, simbolo di una memoria atavica e remota, attraverso un inconscio costituito di forme simboliche che spaziano a tratti nel puro gioco dell’astrazione e del colore.
Profilo degli artisti:
Andrea Zucchi, nato a Milano nel 1964, è uno degli esponenti della nuova ondata pittorica emersa in Italia negli anni Novanta. Nel suo lavoro, l’artista milanese ricerca l’impossibile unità tra quelli che sono diventati, dall’inizio del 900, i punti cardinali della pittura: iconico e aniconico. L'intero lavoro pittorico di Zucchi è punteggiato da riflessioni sul senso più profondo del fare arte, e specificatamente del praticare il mezzo pittorico, rispetto alle immagini che il mondo e la natura ci offrono oggi. Dal riferimento al neoplasticismo di Mondrian in relazione alla figurazione naturale, al ragionamento sul condizionamento che i nuovi codici digitali offrono alla nostra percezione del reale, l’artista ha cercato sempre un possibile punto di incontro tra il metodo della creazione svincolata da riferimenti formali e quello della raffigurazione esatta del reale, seppure mediata dalla tecnica pittorica. Nel ciclo presentato in questa mostra, Zucchi ha rielaborato fotografie ottocentesche con un linguaggio estremamente colto e contemporaneo, dai colori acidi e dall’atmosfera vagamente pop.
Felipe Cardeña è nato in Spagna nel 1979 ma le sue tracce si perdono a Cuba, ha fatto il mimo ma è famoso come artista visivo, le sue opere girano il mondo ma lui è evanescente e imprendibile, “artista misterioso in stile Banksy”, l’ha definito il Corriere della Sera. Quella di Cardeña è “un'arte volutamente kitsch”, ha scritto Gillo Dorlfes, ma “di un kitsch elitario, aulico e ricercato, raffinato, che ha delle premesse culturali molto forti". E infatti, nella produzione di Felipe Cardeña si alternano iconografie e riferimenti alla storia dell’arte classica e alla Pop Art, ai cartoon e all’estetica popolare di massa, alla spiritualità indiana come a quella cattolica o buddista. Il senso del suo convulso mescolamento di generi, stili, riferimenti e icone tra le più disparate è proprio l’immensa confusione, estetica e concettuale, che governa il mondo contemporaneo, dove la cultura alta e bassa si mescolano e si intrecciano in un melting pot ormai impossibile da districare.
Dany Vescovi è nato a Milano nel 1969, dove vive. Il suo lavoro è caratterizzato dall'originalità del linguaggio adottato, che mescola in modo assolutamente coerente le suggestioni della tecnologia digitale e quelle della pittura. In questo senso vanno lette le linee verticali che spezzano e attraversano il soggetto del quadro, come uno strano linguaggio o codice binario ormai illeggibile, che creano, nel contempo, un effetto di straniamento e di dinamismo, di profondità spaziale all'interno dell'opera, decontestualizzando le immagini dal loro significato originario e dunque avvicinando realtà naturale e mondo artificiale. Si tratta infatti di un lavoro anche di riflessione sul senso della pittura oggi e soprattutto sul significato della memoria e delle immagini del reale. In questo mix di astrazione e figurazione, ispirato alla flora e alla molteplicità delle forme naturali, l'artista svolge anche un lavoro di ricerca sulle complesse forme della natura. In questo slittamento dei codici linguistici che lo caratterizza, partendo dalla fotografia e dilatando l'immagine fino all'infinitamente piccolo, l'artista reinventa il mondo naturale con uno studio e una ricerca sul colore straordinari, con un effetto che appare fantastico, fiabesco, accentuato dalla resa piatta e deformata dell’immagine che dà vita a un’immagine sfuocata, e che tende all’astrazione.