Il contrasto ai fenomeni elusivi nell’economia digitale
La crescita, anzi il dilagare, dell’economia digitale mette alla prova la struttura stessa della tassazione transnazionale. La nozione di stabile organizzazione elaborata dalla teoria classica della fiscalità internazionale richiede un minimo nesso materiale o personale con la giurisdizione che pretende l’imposizione. L’economia digitale è in grado di stabilire rapporti coi consumatori di un paese senza necessità di stabilire in quel paese nessi riconoscibili come propri di una stabile organizzazione classica.
Per questo l’Ocse, nel deliverable Action 1, ha elaborato una modifica all’attuale definizione di stabile organizzazione del modello convenzionale, introducendo il concetto di presenza economica significativa, concetto che prescinde da presenze materiali e personali e si basa sulla rilevanza delle transazioni fatte con controparti del paese della fonte. Questione connessa alla difficoltà di tassare i profitti realizzati nel paese della fonte è quella della digital tax. In definitiva, le proposte di revisione del sistema di tassazione da parte delle istituzioni internazionali e nazionali, tentano di concentrare l’imposizione nel luogo in cui si trovano i consumatori, prescindendo dall’esistenza di una sede fissa di affari di classica impostazione.
Il fenomeno della digital economy è tuttavia difficile da catturare senza creare danni collaterali (ad esempio cali di investimenti o aumento dei prezzi) che annullino gli effetti positivi della tassazione. L’esperienza dimostra che i sistemi che stanno traendo vantaggio dalla digital economy sono quelli che creano condizioni di contesto, ivi inclusa un imposizione sulle società attraente, per favorire lo spontaneo insediamento delle imprese della economia digitale.
L’economia digitale, lungi dal farsi catturare dagli schemi classici della fiscalità internazionale o da nuove forme di imposizione i cui effetti complessivi sono difficili da ponderare, pone sfide radicali alla fiscalità classica e agli Stati nazionali basati sul controllo fisico dei territori, che riguardano la concezione stessa della sovranità fiscale e i miti della lotta alla competizione fiscale come fenomeno negativo.
L’Autore è componente del Gruppo di Studio Enrico Gustarelli per la fiscalità di impresa dell’Università Bocconi e partner di Morri Rossetti e Associati – Studio legale e tributario. Si ringrazia il dottor Davide Vecchione per la collaborazione alla stesura del presente contributo.
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