Sanzioni tributarie e favor rei, profili di incostituzionalità della legge di riforma?
La Corte di cassazione si interroga sulla sussistenza di profili di incostituzionalità della riforma dell’apparato sanzionatorio tributario in ordine all’espressa esclusione della valenza dello ius superveniens con riferimento al principio del favor rei e la conseguente applicazione delle disposizioni sanzionatorie più favorevoli al contribuente.
È noto che, con l’adozione del D. Lgs. 14 giugno 2024, n. 87, rientrante nella più ampia cornice della riforma fiscale, l’esecutivo si è proposto l’ambizioso fine di una revisione globale del sistema sanzionatorio tributario, sia sotto il profilo amministrativo che sotto quello penale. In particolare, l’art. 20 della L. 9 agosto 2023, n. 111 (Legge Delega), ha enucleato princìpi e criteri direttivi per la revisione del sistema sanzionatorio tributario, proponendosi l’obiettivo di perfezionare l’integrazione tra i sistemi sanzionatori amministrativo e penale e provvedendo all’eliminazione di sovrapposizioni suscettibili di violare il principio del ne bis in idem.
Tuttavia, secondo l’art. 5 del D. Lgs. n. 87/2024 alcune norme sono applicabili esclusivamente alle violazioni commesse a decorrere dal 1° settembre 2024, così delineando, pertanto, profili di irretroattività della lex mitior. Da ciò discende, una potenziale violazione del principio, di matrice penalistica, del favor rei. Per tale ragione, sul profilato contrasto con la regola in esame si sono soffermate le sentenze n. 34909/2024, n. 2950/2025 e n. 1274/2025, con cui la Corte di cassazione ha inteso affrontare, con esiti divergenti, il tema della legittimità costituzionale della norma in oggetto.
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