Data Center in Italia: il commento dal punto di vista normativo di Stefano Morri e Andrea Grappelli sul Sole 24 Ore

L’Italia si conferma un nodo cruciale per lo sviluppo dei data center, attirando l'interesse di colossi globali anche grazie alla sua posizione strategica nel Mediterraneo. Il mercato è in forte espansione, ma affronta sfide significative legate alla regolamentazione e alla sostenibilità.

Nell'articolo "Data center in Italia: opportunità di crescita nel contesto di mercati in frenata" pubblicato dal Sole 24 Ore, l'Avv. Stefano Morri e l'Avv. Andrea Grappelli hanno sottolineato l'urgenza di una normativa chiara e univoca per evitare che l'attuale disomogeneità regolatoria freni lo sviluppo del settore, rallentando gli investimenti e lo sviluppo tecnologico necessari per mantenere il Paese competitivo su scala globale.

«Il legislatore nazionale – sottolinea l’avvocato Stefano Morri, Founding Partner dello Studio legale e tributario Morri Rossetti – non ha ancora dettato una norma che vada a regolamentare questi “nuovi” sviluppi imprenditoriali, che in realtà sono presenti sul territorio nazionale già da vent’anni, lasciando che alla loro disciplina vi si possa giungere tramite una lettura incrociata di differenti norme: testo unico dell’Ambiente, testo unico sull’edilizia, regolamenti comunali, interpretazioni ministeriali». E così restano questioni che rischiano di inceppare il meccanismo. Un esempio? «I gruppi elettrogeni presenti all’interno dei data center – spiega Andrea Grappelli, Partner dello Studio – sono classificati dalla prassi ministeriale come “impianti termici per la produzione di energia elettrica, vapore e acqua calda”. Tale classificazione non tiene in considerazione il fatto che nei data center l’energia prodotta dai gruppi elettrogeni si presenta come semplice fattore di produzione in fase di emergenza e non come core business. Situazioni come queste rischiano di impattare fin troppo e frenare lo sviluppo».

L'articolo completo sul Sole 24 Ore.