Fusione e riporto delle perdite fiscali: la ratio smarrita della norma antielusiva
Con la risposta a interpello n. 278/25, l’Agenzia delle Entrate è nuovamente intervenuta in materia di riporto delle perdite fiscali nell’ambito di un’operazione di fusione per incorporazione. L’Amministrazione ha chiarito che, qualora l’ammontare delle perdite ecceda il patrimonio netto contabile, la redazione di una perizia di stima volta a determinare il valore economico del patrimonio costituisce condizione necessaria per il riporto integrale delle eccedenze.
Nel caso in esame, relativo alla fusione tra due società appartenenti ad un gruppo multinazionale, l’Agenzia ha negato la disapplicazione del limite patrimoniale previsto dall’art. 172 co. 7 TUIR, ritenendo obbligatoria la perizia, sulla base delle modifiche introdotte dal D.Lgs. 192/24, che consente di considerare, in alternativa al valore contabile, il patrimonio netto a valori correnti risultante da perizia giurata.
Tuttavia, tale relazione rappresenta una facoltà e non un obbligo, poiché il contribuente può dimostrare l’assenza di finalità elusive anche senza una valutazione economica formale. La posizione dell’Agenzia appare eccessivamente rigorosa e non coerente con la finalità antielusiva della norma, volta a prevenire abusi e non a ostacolare operazioni prive di intenti elusivi. Inoltre, tale interpretazione risulta in contrasto con il principio di preventività che connota l’istituto dell’interpello.
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Il contributo è stato realizzato per la Newsletter Norme & Tributi di novembre 2025 di AHK Italien dal nostro Dipartimento Fiscalità Internazionale
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